39 anni fa, il rapimento Moro, i morti di via Fani, le BR

Il 16 marzo 1978 via Fani a Roma fu teatro di un sanguinoso attacco terroristico compiuto da militanti delle Brigate Rosse, durante il quale gli uomini della scorta di Aldo Moro furono uccisi da un comando di terroristi. Questo tragico fatto di sangue degli anni di piombo, portato a termine appunto dai brigatisti rossi, fu il primo atto del drammatico rapimento dell’esponente politico che si concluse dopo 55 giorni con il ritrovamento del cadavere di Moro nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani.

Le cinque vittime erano poliziotti e carabinieri, che diedero la loro vita per proteggere il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: eroi del quotidiano, dimenticati troppo in fretta: Domenico Ricci era un appuntato dei carabinieri e aveva 42 anni; Giulio Rivera era un agente di polizia di 25 anni, Francesco Zizzi, era un vice brigadiere di polizia e aveva 30 anni; Raffaele Iozzino era un agente di polizia di 25 anni; Oreste Leopardi era un maresciallo dei carabinieri di 52 anni. Erano ragazzi semplici, padri affettuosi, mariti presenti, figli e fratelli adorati. Carabinieri e poliziotti con un forte senso di responsabilità nei confronti del servizio e dello Stato, uccisi mentre compivano il loro dovere

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Le modalità precise dell’agguato, i dettagli operativi, le circostanze precedenti e successive all’attacco, le responsabilità, i componenti del gruppo di fuoco terroristico, l’eventuale presenza di altre componenti estranee alle Brigate Rosse o di connivenze e aiuti esterni, sono tutti aspetti della vicenda aspramente dibattuti in sede processuale, parlamentare e pubblicistica, e rimangono oggetto di discussioni e dubbi.

DENTRO LE BR-PCC LA STORIA DELLE “NUOVE” BRIGATE ROSSE RACCONTATA CON LE PAROLE DEI TERRORISTI

 

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