Persiste il problema dell’illecita introduzione dei telefoni cellulari nelle carceri, recentemente lamentato anche dal Procuratore Capo di Napoli, Nicola Gratteri: i telefoni continuerebbero a entrare clandestinamente negli istituti, anche attraverso droni ipertecnologici, che si introducono con il buio e di introdurre droga e armi nelle celle di vari istituti. Si susseguano perquisizioni e sequestri da parte della Polizia Penitenziaria, e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria contrasta il fenomeno mediante dei “disturbatori” di segnale o jammer e rilevatori di frequenze per scovare gli apparati.
Il possesso di oggetti o apparati tecnologici di comunicazione non autorizzati è severamente vietato e punibile, tra l’altro, con sanzioni disciplinari interne all’istituto, stabilite dall’art. 77 (Infrazioni disciplinari e sanzioni) del D.P.R. 230/2000 (Regolamento recante norme sull’ordinamento penitenziario e sulle misure privative e limitative della libertà).
“I Codici per l’attività di Polizia Penitenziaria”, giunti alla IV edizione, offrono, in quasi 1300 pagine, un’esaustiva panoramica sulla normativa di riferimento, costituita tra l’altro, dai Codici penale e di procedura penale e dalla legislazione speciale penale di maggior interesse per l’attività di polizia penitenziaria, disponibile anche in modalità QR Code.
“I Codici per l’attività di Polizia Penitenziaria” di Roberto Alfonso e Piero Luigi Vigna